Lo Speaker's Corner
Bologna, 14 - 15 giugno 2002
ITALERI vs. Rimini
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Siamo tornati da Parma con la soddisfazione di due importanti vittorie che avrebbero potuto essere tre; questa settimana commentiamo due importanti vittorie casalinghe contro il Rimini, che avrebbero potuto essere zero. Da una parte, i nostri avversari hanno le loro ragioni per recriminare su alcune decisioni arbitrali, che peraltro non hanno sfavorito solo loro. C'è stata una generale inconsistenza, di chiamate venerdì sera, e di decisioni negli incontri di sabato, che ci hanno un po' distratto dallo spettacolo che i giocatori in campo hanno offerto per tutto il weekend. Dall'altra, va detto che quando una squadra riesce a recuperare per tre volte dopo essersi trovata sotto di due o tre punti con le spalle al muro (tre punti segnati al nono in gara uno, due punti al nono e tre punti al tredicesimo in gara tre) le vanno riconosciuti meriti di carattere che trascendono probabilmente anche il dato tecnico. La squadra continua a dare l'impressione di un'auto da corsa che va a sei cilindri (su otto? non sono molto ferrato in automobilismo), ma accidenti, con quei sei cilindri siamo piazzati benissimo, in una classifica che vede comunque cinque squadre raccolte in una sola partita di differenza.
Le note a margine dei miei score sono molte, il weekend contro i pirati prometteva il massimo, ed ha mantenuto le promesse. Tre partite finite con lo scarto di un punto, grande intensità in campo e sugli spalti, buona rappresentanza di tifosi ospiti e grande pubblico per le due gare della sera, quelle che la Fortitudo ha vinto. In passato, è successo spesso che in occasione di incontri di cartello (che di solito significano Rimini o Nettuno) accorresse un pubblico notevole, solo per assistere a passeggiate degli ospiti. Dopodiché, latitanza di spettatori per il resto della stagione. Quest'anno è andata diversamente, e non credo ci sia un sistema migliore per incoraggiare il pubblico a frequentare il Falchi di offrirgli spettacoli di questo genere. All'una di notte, sabato sera, erano ancora tutti lì a soffrire e a tifare. Una cornice splendida.
L'unica nota stonata del weekend, purtroppo, l'ho suonata proprio io, con un commento inappropriato (lo è qualunque commento su decisioni arbitrali, se fatto da uno speaker) nel pieno della bolgia seguita ad una chiamata sbagliata di out a casa per il punto della vittoria (ritardata solo di un at bat), e il sito del Rimini non ha perso l'occasione per impartirmi una lezioncina di stile. Si tende sempre ad essere più intransigenti con chi non ci è simpatico... Ho qualche riserva sul pulpito da cui viene la predica, ma sinceramente al posto loro avrei fatto lo stesso, quindi non posso che "prendermela su" e portarmela a casa. Non succederà più. E quando anche a Rimini sentirò ringraziare i nostri giocatori per lo spettacolo offerto, mi sentirò anche peggio.
Passiamo agli aspetti tecnici. Con il pitching staff che abbiamo, l'infortunio di un partente non è proprio un inconveniente da poco. Danny Newman ha subito uno stiramento correndo le basi venerdì sera, e questo ha pregiudicato la sua prestazione sul monte del giorno dopo (ci ha provato, ma ha tenuto un solo inning concedendo due punti). Quella è stata la partita che abbiamo poi perso, anche se di certo, questa volta, non se ne può dare alcuna responsabilità al rilievo Milano, che ha superato qualunque aspettativa tenendoci in partita per i successivi otto inning. La sua miglior prova di sempre è ancora coincisa con una sconfitta, ma la soddisfazione per la sua prestazione era evidente in tutti i commenti sentiti. Oltre ad un solo homer di Chuck Carr, Milano non ha concesso altro ad un lineup di tutto rispetto, e alla fine hanno pesato in maniera determinante due punti entrati con due out a causa di un errore del nostro infield. Piuttosto, con il senno di poi, si potrebbe dissertare sull'opportunità di continuare ad utilizzare il trentottenne Newman come esterno centro in gara uno, quantomeno in regular season. L'alternativa ci sarebbe, e valida (Alex Neri), e se il "sempre sano" Newman comincia a diventare anche lui un essere umano, le decisioni eventualmente da prendere sulle priorità da salvaguardare a proposito del suo impiego non dovrebbero essere difficili.
E a proposito di Carr, caspita, che impressione che ha fatto. Di ex major leaguers in Italia qualcuno lo abbiamo visto, e non sempre il glorioso passato ha coinciso con prestazioni superiori. Ma quel che abbiamo visto è stato ben convincente: un fisico tirato a lucido, una mobilità impressionante (con due così si copre tutto l'outfield...), cinque su dodici con due homer nel box, e un cannone al posto del braccio. Poco dopo aver effettuato una clamorosa assistenza in terza (strike da settanta metri), nel tentativo disperato di evitare che Dall'Olio segnasse il punto della vittoria in gara uno dopo il singolo al centro di Dallospedale, ha sparato una bordata dall'esterno centro che, pur se fuori mira, è stato il lancio più impressionante che io abbia mai visto (mi ricordo vagamente un out in terza dall'esterno destro di Andre Dawson visto in TV forse quindici anni fa...): senza la rete di protezione, che si è gonfiata proprio davanti a me mentre la palla ancora stava salendo, il suo tiro sarebbe piombato a tutta forza in mezzo alla tribuna stampa, dove avrebbe di sicuro fracassato qualcosa. Complimenti a questo trentacinquenne, bell'esempio del fatto che, a qualunque livello di competizione ci si trovi, la classe non è acqua.Shinada ci ha proposto quello che ormai ci aspettiamo da lui: nove riprese, due punti concessi. Ha incassato sette valide nei primi tre inning, e un singolo di Sforza nei sei finali. Il suo lavoro è quello di tenerci in partita: lo ha svolto bene anche questa volta. Ho qualche dubbio che con Sanchez sul monte anche alla nona ripresa (aveva chiuso con due K e un groundout l'ottava) i nostri sarebbero riusciti ad infilare le cinque valide consecutive che ci sono volute per ribaltare il risultato, anche se ad onor del vero almeno due o tre palle battute in campo sono sembrate guidate da mano invisibile (rimbalzi falsi, centimetri di troppo...). Sappiamo però, lo abbiamo già detto più volte, che la gestione dei pitchers in regular season deve anche obbedire a strategie che non si esauriscono in un weekend. E va detto che la scelta di Bartolucci, apparsa lì per lì sfortunata, è stata in qualche modo oggetto di rivalutazione a seguito di quel che Ilo ha saputo fare il giorno dopo in rilievo di Pasqualicchio: due singoli di Neri in 6.2 riprese, e riga. A proposito, non sono un medico sportivo, ma se l'oriundo dei romagnoli non ha problemi alla cuffia del rotatore, non mi spiego perché debba rilasciare la palla in quel modo.
La partita di sabato sera, durata più di quattro ore e mezza, ha pian piano assunto toni drammatici. Alla fine della settima ripresa nessuno dei due partenti era più sul monte (Betto e Moceri, autori di buone prove), e mentre Romano schierava Cabalisti, a Mazzotti, stante la recente disponibilità parziale di Corradini, collegata a problemi al braccio che gli rendevano doloroso il lancio di palle curve, restava da spedire sul monte il solo Nava. Matteo però, dopo aver chiuso il settimo inning con un groundout che ha implicato due cambi di decisione da parte degli arbitri (non vi dirò cosa penso di quella chiamata), dimostrava subito ad inizio ottavo di non essere in giornata, complice anche una difesa che ha evidentemente subito il caldo tremendo del weekend collezionando alla fine del trittico la bellezza di dieci errori, di cui comunque ben tre solo in quella ripresa, che fruttava al Rimini il vantaggio del 5 a 2. Ancora senza out, saliva dunque sul monte quel Corradini le cui condizioni fisiche erano oggetto di interrogativi. Sta meglio, si diceva, ma non è ancora del tutto a posto. E meno male! Può darsi che Ricky non avesse a disposizione il suo miglior repertorio di lanci, ma di sicuro ha trovato in questa partita il suo miglior carattere da quando lo conosco. Sei riprese complete, con niente dietro di lui a poterlo rilevare, sapendo che questa, con gli extrainning, era diventata la sua partita. Una bella mano glie l'ha data Lele Frignani, le cui due clamorose prese in tuffo a fine undicesimo hanno preservato il pareggio, rendendo vane per i romagnoli le tre basi su ball concesse da Ricky, ormai stanco. Ma ancora al dodicesimo erano tre veloci out, e al tredicesimo i due punti riminesi entravano solo a causa di altri due errori della difesa. Nell'attacco successivo, emergevano infine anche i problemi di salute del Rimini, che scontava pesantemente l'assenza per infortunio di Pantaleoni, che costringeva Romano ad un rimaneggiamento dell'infield che alla fine gli è risultato fatale. Anche da quella parte arrivavano gli errori, e il doppio miracolo di tenacia e volontà era compiuto. Grandissimo Corradini, vincente con due valide e zero PGL in sei riprese. Vedo questa partita come una pietra miliare nella sua stagione e, spero, nella sua carriera. Potrà ripensarci ogni volta che vorrà, a questa sua vittoria, che è stato capace di costruirsi scordandosi di tutto il resto, e mettendo in campo tutto il suo cuore. Questa è roba tua, Ricky, e non te la porta via nessuno.
Insomma, siamo di nuovo qui al primo posto, anche se è un po' stretto ed affollato, e sicuramente, date le difficoltà che stiamo attraversando, c'è qualcuno che si merita un ringraziamento particolare. Ho come l'impressione, infatti, che l'intensità necessaria per un campionato di vertice ci provenga, soprattutto se non solo, dai giocatori che erano già qui l'anno scorso. Con tutti gli acquisti importanti che la società ha fatto durante l'inverno, qui stanno tirando la carretta sempre i soliti: lo strepitoso Lele Frignani, il roccioso Bidi Landuzzi, il sempre presente Matteo Dall'Olio, Neri, Dallospedale e Matteucci (slump o non slump). Milano e Corradini hanno fatto un passo in avanti decisivo in questo weekend. Tutta gente che, evidentemente, stando nell'ambiente da più tempo ha già assimilato lo spirito giusto. Dai nuovi, siamo sempre in attesa di vederli incidere, di mostrarci la leadership e il talento di cui li sappiamo capaci. Speriamo che l'attesa non sia troppo lunga, perché il tempo che rimane a disposizione per fare il salto di qualità non è infinito.
Poi c'è il capitolo stranieri. Dalton dovrebbe ormai essersi ambientato, ma mi dà l'impressione di essere un po' troppo narcisista. Certo che è un bravo interbase (quando la schiena lo tiene in piedi), ma molto altro di buono non ci ha fatto vedere (e non parlo solo di medie battuta, ma anche di voglia di integrarsi). Sul nuovo arrivato Goodell, pur essendo d'obbligo sospendere il giudizio su un clamoroso zero su quattordici con nove strikeout, un paio di cose si possono dire: ha in curriculum statistiche interessanti, ed è sicuramente un buon guanto. Per il resto, vale per lui quello che si è già detto per tutti gli altri americani: che non venga qui pensando di arrivare in Papuasia per fare una vacanza. Ci faccia vedere quel che sa fare, mostri rispetto per il nuovo ambiente in cui è capitato, e dopo che ha ottenuto un po' di risultati cominci pure a parlare. Questo gli deve essere spiegato per bene. Se poi per spiegarglielo può servire anche toglierlo dal quarto posto del lineup, pazienza. Ci risparmieremo l'ironia di Mino Prati sul Carlino, che francamente faccio un po' fatica a non condividere.
Per finire con altri appunti che mi sono segnato, due ultime cose su venerdì sera. L'uscita dalla partita di Ricky Matteucci, al settimo inning, dopo aver battuto un doppio a destra su Sanchez (la nostra unica extrabase), per essere sostituito a correre da Dall'Olio, è stata accompagnata da una impressionante ovazione del pubblico, che meglio di qualunque discorso ha dimostrato quanto il ragazzo sia ancora e sempre nel cuore di tutti i tifosi della Fortitudo. E a fine gara, uno stuolo di ragazzini che si è riversato sul campo per correre intorno alle basi, come succedeva ad ogni partita vent'anni fa, ma mai negli ultimi anni. Il Fortitudo Day è stata un'ottima iniziativa, sicuramente da ripetere, perché l'entusiasmo dei giovanissimi può davvero essere contagioso per tutto l'ambiente.
Una settimana di pausa per le coppe degli altri, e poi la squadra va in trasferta a Paternò, capace, dopo aver battuto in casa il Nettuno, di strappare gara uno anche ad Anzio. Le nostre quattro compagne di viaggio si scontrano tra loro, e il turno potrebbe essere utile per chiudere in ottima posizione un girone d'andata che, se devo dirvi che è stato come un cielo sereno senza una nuvola, vi dico una bugia.
2002 Speaker's Corners:
3 giugno: Italeri - Grosseto
26 maggio: Anzio - Italeri
20 maggio: Nettuno - Italeri
13 maggio: Italeri - Modena
7 maggio: Firenze - Italeri
29 aprile, Italeri - Codogno
10 aprile, preseason
3 marzo, preseason
7 gennaio, preseason- - - - - -